FRONT ROW INSIDER
Gian Maria Tosatti
Durante le giornate di AltaRoma abbiamo potuto vivere, perché dire vedere è riduttivo, un’installazione di Gian Maria Tosatti nell’ex torretta idrica dell’Ospedale San Camillo di Roma che, come ho scoperto successivamente, era la sede e l’installazione stessa.
Gian Maria Tosatti recupera spazi industriali, gli ridà una vita, una dignità, un nuovo significato, ma soprattutto una nuova memoria.
Raccontare “Testamento”, così si chiama l’opera, è difficile, perché va vissuto, perché l’opera al di là della” struttura” che è la torretta si realizza in base alle emozioni che si percepiscono.
Provo a spiegarvela. Da soli si entra in questo vecchio edificio ad accoglierci c’è il nulla, stanze vuote, pareti scrostate, scritte, una musica anni’40, un sottofondo che più si ascolta e più cambia di significato.
Salendo per i vari piani i sensi, in quel silenzio interrotto solo dai rumori delle finestre, dei propri passi, della musica mandata a loop – ma non in modo ossessivo – erano amplificati.
L’ultimo piano era dominato da una scala a chiocciola che portava al sottotetto, una volta superata la quale – vertigini sempre in agguato – ci si trova davanti ad una postazione radio, d’istinto si parla nel microfono e il suono si espande per tutto l’edificio e in quel non luogo si ha una visione di Roma vuota, ferma, irreale.
Scendendo per uscire si è turbati, ma rilassati anche si ripensa ad una serie di sensazioni contrastanti.
Abbiamo voluto che l’artista ci raccontasse qualcosa di più del suo lavoro.
Come nasce questo progetto?
Testamento è la decima tappa di un ciclo di dieci installazioni ambientali per dieci edifici a Roma che si intitola “Devozioni” e che nei suoi sei anni di sviluppo ha avuto come obiettivo quello di compiere un percorso esperienziale all’interno dell’identità culturale dell’uomo moderno in Occidente e al contempo di indagare la doppia natura dell’uomo, trascendente e terrestre.
L’ultima tappa è una proiezione in avanti di qualche decennio, è un lavoro sulla fine dell’umanità. La torre radio che ho realizzato è una sorta di ultima testimonianza di una civiltà come la nostra che in questi decenni, sembra abbia sviluppato un certo istinto per la catastrofe e la scomparsa.
E’ un’opera che mira tutta verso una visione ultima, quella della città vuota che si apre dalla cima della torre e che da una sensazione di commozione, ma anche di realismo sul fatto che in fondo la storia dell’uomo rispetto all’eternità è una piccola cosa.
Quando e perchè hai deciso di intervenire sugli spazi urbani?
Il mio lavoro consiste principalmente in installazioni ambientali.
A volte sono opere monumentali, come testamento, che occupa un intero edificio, altre volte sono lavori più piccoli e intimi. Lo spazio per me è una materia, come la pittura a olio o il bronzo.
Ogni artista ha una sua tecnica. Io lavoro con lo spazio e con il tempo. A volte in una dimensione urbana, altre in una dimensione semplicemente domestica.
Dapasserella è una webzine che si occupa principalmente di Moda, qual’è il tuo rapporto con la moda e con la rete?
Con la rete il mio rapporto non è male, sono stato fondatore e direttore di un settimanale on-line di analisi politica attraverso la cultura che all’epoca era edito dal Ministero dei Beni Culturali, e scrivo spesso su riviste on-line che mi chiedono dei punti di vista sull’attualità culturale. Credo molto nella rete, nella sua ampia accessibilità, ma credo anche che sia necessario saper selezionare le informazioni.
Per quel che riguarda la moda devo dire che in questo momento per qualche motivo misterioso mi attrae a sé.
Senza che fosse pianificato, attualmente, alcune persone nodali per il mio lavoro hanno a che fare con la moda. Sono coincidenze, che portano in sé dei messaggi da decifrare.
Ma a parte questo, la moda mi attrae decisamente, come tutto ciò che attiene alla bellezza.
E per congedarti una domanda un po’ da manuale: Progetti futuri?
Nell’immediato futuro c’è una residenza d’artista che impegnerà i miei prossimi sei mesi a New York.
Al ritorno avrò diversi impegni in Italia, ma attualmente la grande sfida è un’opera enorme da realizzare a Novara, un lavoro non troppo dissimile da quello della torre, ma in cui ho alzato l’asticella qualche centimetro in più del possibile.
Per riuscire a realizzarla devo trovare il modo di passare allo stadio successivo. Ma d’altra parte questa è la regola per ogni nuova opera.
Autore:
Stefano Mastropaolo
25.07.11